(foto presa dal web: nel caso violi il copyright segnalatelo, provvederò a rimuoverla)

Come si vede da questa foto: lo sguardo di Rudolf Von Laban era molto intenso.

Quando guardava i suoi danzatori ballare avvertiva l’intenzione che era alla basa del singolo movimento e pian piano, specializzandosi in questa osservazione così specifica, seppe distinguere in che modo il movimento veniva maggiormente caricato di una o un’ altra qualità…nacquero così gli efforts (peso, tempo, spazio, flusso).

Iniziò infatti a differenziare quei movimenti più sentiti, conosciuti e vicino alle attitudini di chi li eseguiva e quelli, invece, lontani dai canali espressivi del singolo danzatore. Erano differenze sottili, ma che il suo occhio sapeva cogliere.

I movimenti che avevano alla base una conoscenza personale, che erano cioè profondamente conosciuti da chi li eseguiva, erano particolarmente intensi ed espressivi.

Passò, con la stessa intenzione scientifica di individuare categorie di movimento, a creare un modo per poter trascrivere ogni singolo gesto, descrivendone qualità e dinamica (Laban Notation), in quanto, a quei tempi, non esistevano altri mezzi veloci ed accessibili per riprodurre le danze.

Osservò con pari curiosità i movimenti legati alla vita quotidiana e al lavoro, i gesti del neonato e del danzatore e i movimenti della liturgia religiosa…ogni movimento era degno di attenzione!

Iniziò a definire che cosa si muoveva, come, dove e quando…e fu una vera rivoluzione.

Oggi anche noi DMT, grazie a lui, cerchiamo di aprire i nostri occhi usando lo speciale sguardo di Laban.

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